Ah guarda se sei per quel tipo di masochismo non ci molli piùHasky ha scritto: ↑oggi, 9:33 Appunto!
Pensa negli anni a venire: "oh non puoi immaginare, quell'anno... andammo a trovare questo che avevo conosciuto su un forum online, organizzammo na cosa softair e c'era uno che era già morto 8 volte in RL che faceva quello che stava sulla barella... AHO, SETTORDICI KILOMETRI con questo a peso semi-morto, non lo farò mai più in vita mia. Ma fu epico."
Nei quindici anni e passa da Lupo ho affrontato tanta di quella merda e messo alla prova il mio equilibrio mentale più e più volte
Ogni volta rientro in macchina così:
E ogni cazzo di volta quando si ripresenta l'occasione di una nuova avventura sono sempre eccitato come una scolaretta.
Un esempio che mi ricordo così su due piedi (ma ce ne sarebbero decine ).
Torneo Lone Survivor 12H sulle colline parmensi.
Sponsorizzato da un cazzo di multitool di quelli fatti a carta di credito.
Ero caposquadra.
Dovevi salire sulla collina, stabilire il campo base con le tende nel bosco, TAGLIARE UN ALBERO con sto cazzo di multitool, SCORTECCIARLO completamente e portarlo in dono al villaggio tribale ai piedi della collina.
Facciamo tutto.
Poi dovevi accendere un fuoco (con il cazzo di multitool ) e tenerlo vivo e controllato tutta notte mentre difendevi l'accampamento dagli altri team.
Quella notte arriva una BOMBA d'ACQUA su tutto il nord Italia.
Ricordo distintamente la tempesta di fulmini a precederla nella notte, dentro la tenda contavamo i secondi tra ogni lampo e tuono per capire se ci stava arrivando addosso.
Il ranger affidatoci si era fatto la sua bella tendina da parà ma quando la tempesta ci è arrivata addosso pure lui si stava cacando sotto "Ragazzi dovremmo andarcene dal bosco e portarci in campo aperto"
L'acqua comincia ad arrivare a SECCHIATE, i sentieri del bosco in un attimo diventano fiumi in piena, fortunatamente il campo era stato posizionato a modo tenendo conto dell'eventualità.
Io sono in tenda che dormo lato porta, dorme accanto a me, lato interno della tenda BEPPONE, ragazzone di due metri, cacciatore di cinghiali di centotrenta chili.
Beppone aveva cominciato male l'avventura già di mattina, ignorando le disposizioni del briefing sul bagaglio leggero, portandosi dietro uno zaino elefantiaco la cui bretella aveva ceduto dopo il primo km costringendo me ed un altro a sobbarcarci per i restanti km, oltre al nostro, parte del suo carico.
A BEPPONE quella notte viene un crampo alla gamba e si mette ad urlare come un vitello scannato, APRE LA TENDA e ROTOLANDOMI ADDOSSO guadagna l'uscita.
Io da addormentato che ero mi sveglio PIALLATO da uno schiacciasassi, con la porta della tenda aperta sopra di me e l'acqua che mi arriva addosso a cascata riempiendo IMMEDIATAMENTE la zona bassa ed inzuppandomi i calzini prima che riuscissi a chiuderla.
Mi alzo cambio i calzini e mi metto gli stivali.
Il compagno di prima guardia mi comunica che il ranger voleva andarsene ma è troppo tardi, in quel momento non ci si poteva più muovere, il campo base dell'organizzazione stava a 3km ed il primo spiazzo vuoto a 1,5km troppo pericoloso muoversi nel bosco al buio con i sentieri allagati.
Mentre mi parla mi accorgo che era pallido e tremava, era zuppo d'acqua, non era riuscito a tenere abbastanza vivo il fuoco nonostante il tetto di frasche che gli avevamo fatto sopra ed il fatto che avessimo tenuto la legna all'asciutto.
Mi stava andando in ipotermia.
Gli dico di spogliarsi, di asciugarsi e di indossare il cambio, mentre io ravvivo il fuoco a cannone e gli preparo un te caldo, mettiamo ad asciugare la sua mimetica al fuoco.
Lui beve il te, riprende colore ed io lo sostituisco (tanto ormai chi dormiva più ).
La mattina ci trova fradici, infangati e affumicati ma il fuoco é ancora vivo e la tempesta non ci aveva sconfitto.
Vediamo sfilare sul sentiero le squadre che si sono arrese che tornano meste al campo base, tra cui anche la nostra seconda squadra, accampata un km più in la che ci racconta che il ranger affidato alla loro squadra era un coglione che all'arrivo dell'acqua si era letteralmente appropriato di una delle loro tende e che alla fine si erano arresi all'acqua dato che parte del loro campo era vicino al sentiero (diventato ruscello) ed era stato investito dall'acqua.
Noi facciamo un veloce briefing ed anche se stanchi morti e con uno di meno dato che il mezzo assiderato l'ho accodato alla squadra in discesa, decidiamo di affrontare le battaglie mattutine, dato che sembrava pure avesse finalmente deciso di spiovere.
E invece col cazzo, dopo un'ora ancora acqua, fitta e insistente.
A quel punto molliamo, smontiamo tutto e torniamo al campo base.
Arriviamo per pranzo e ci riuniamo con il resto del team per delle tagliatelle al ragù, mangiamo e torniamo a casa. Sapremo poi che dei dieci team partecipanti solo 3 hanno finito la mattinata.
Dulcis in fundo tornati a Brescia troviamo uno scenario apocalittico, alberi divelti, tetti devastati e soprattutto la copertura del tetto di una ditta che era finita sopra le machine di alcuni ragazzi del team parcheggiate li dalla sera prima.